Eresia è lo spettacolo di fine corso degli allievi del II anno del “Corso di formazione professionale per artista di circo contemporaneo” 2006/2007 in tirocinio presso la Cooperativa Animazione Valdocco – finanziato dal Fondo Sociale Europeo gestito da Forcoop Agenzia Formativa.
Lo spettacolo rappresenta il compimento di una trilogia che la Scuola ha voluto realizzare con Jay Gilligan, regista dalla creatività visionaria e portatore di uno spirito innovativo non solo nel campo della giocoleria, ma di tutto il circo contemporaneo. Dopo il successo di Northern Star e di Terminal 9, Eresia rappresenta una scelta: quella di una comunità ostinata che desidera esprimersi in modo non convenzionale. Spesso l’ eresia, anche senza scomodare i tribunali dell’Inquisizione, ha portato a roghi più o meno diretti. Se Giordano Bruno è finito sul rogo e se Galileo ha subito un processo a cui per secoli il dogma si è appellato per dare validità a se stesso, è perché avevano scelto. Scegliere, dunque, è il significato di Eresia cui si fa riferimento in questo spettacolo, rievocando l’etimologia del termine. Scegliere secondo l’istinto o secondo principi che, pur nascendo nel grembo del corpo a cui si appartiene, ne mettono in discussione la validità. Il dogma è l’ invecchiamento dell’idea, ne costituisce la sua sterilizzazione. L’ eresia ne rappresenta, invece, il nuovo spirito, il distillato, lo spirito aereo.
L’acrobata, il giocoliere, il trapezista, il clown sono un costante richiamo eretico; mettono in discussione leggi di gravità, di equilibrio, di appartenenza. Sovvertono le regole, Verranno infrangono i tabù. Osservano il mondo da un altro punto di vista: da una fune tesa, da un trapezio, attraverso il gioco delle mani e dello sguardo. La scelta autonoma richiede il sacrificio più alto perché spesso porta alla solitudine, ma porta a non stare nel mucchio. A non essere contaminati, a non essere condizionati da passioni di parte, da tifi che rinnegano la verità. Ma permette di sentire le voci profonde del tutto, di partecipare, di sciogliere il nodo che lega e tiene tutti uniti nella zuppa quotidiana. Per l’occasione si è riunito uno staff internazionale di eccezione, con l’obiettivo di creare uno spettacolo che faccia sorridere e sognare parlando delle schizofrenie del mondo attraverso le tecniche del circo e dell’intelligenza umana.
Regia di Jay Gilligan (Ohio), Drammaturgia di Beppe Turletti, Direzione Artistica di Paolo Stratta, Regia del Suono di Matias Salmenaho (Finlandia), Costumi di Lovisa Hagerfors (Svezia).
Con la collaborazione artistica di Malin Stattin, Peter Aberg, Olle Strandberg, Frida Olsson, Sara Edlung (Svezia).
Con Alberto Spagone, Tiziana Prota, Abdalla Selim Nabiha(.), Irene Torres Corralo (Spagna), Jean François Gerardin (Francia), Alice Macchi, Michele Pagnotta, Ignacio Romero (Spagna), Alice Bauco, Julio Rivero (Spagna), Alessia Rampanti, Ewan Colsell (Scozia).